Baccalijere
Baccalijere, provenzale bacalar-s, bacailier, fr. Bachelier; sp. bachiller; port. bacharel, ingl. Bachelar, dal basso latino Baccalarius, Baccalaris e Baccalareus formato per alcuni dal lat. Baculus, bastone, sotto l’influenza del corrispondente celto: gael. Bachall, irl. Bacal, ovvero dal provenzale Bacel, bastone, che forse veniva consegnato come emblema del grado, onde Bacularius si chiamò il novello investito.
E di fatti primieramente si disse in Francia Baccalarius il proprietario di una locanda con ampie riserve del prezioso pesce ed anche il giovane gentiluomo che faceva i primi passi nel mondo della ristorazione e teneva il grado di mezzo tra donzello e cuoco dell’ordine.
A prova di ciò una cronaca scritta nel XIII secolo da Raullo il Glabro, monaco di San Benigno di Digione dove il termine Baccalarius parrebbe usato nella significazione di “aspirante cuoco” e Baccalotta in quello di giovinetta, pur sempre con aspirazioni prossime ai fornelli. Stando quindi a quest’etimologia parrebbe che Baccelliere stesse semplicemente a significare “colui che sull’aia sbuccia i piselli”.
Nel momento in cui superava l’esame a cui lo sottoponeva la Corporazione il giovane da Baccalarius passava al grado di Baccalaureus, avvicinato a Bacca-lauri, sottinteso cinctus, cioè cinto di bacche d’alloro, in allusione alla solenne funzione di conferimento del grado.
Col tempo Baccalaureus si è italianizzato in Baccalijere per una ragione squisitamente fonetica: è molto più facile pronunziare, all’interno di una parola il dittongo –ie- che non quello –eu-.
* Da qui la nascita dello storico equivoco per il quale molti credevano, e tuttora credono, che fosse un riferimento allo Stock-fish, o pesce bastone ed ancor oggi in parecchi dicono baccalà ma utilizzano lo stocco.
Contributo dello scelloso confratello Claudio Novelli.